La start up statunitense Molg e ABB Robotics sono impegnate nella progettazione e realizzazione di micro-fabbriche robotizzate volte al recupero e riciclo di componenti di server dei data center (e-waste).
I rifiuti elettronici sono un problema per la società odierna ma possono diventare anche una risorsa.
Secondo quanto riporta una nota di ABB, entro il 2030 la previsione di aumento di rifiuti elettronici a livello mondiale sfiorerà le 75 milioni di tonnellate, un dato impressionante se si pensa a tutte le problematiche che i rifiuti comportano.
Quale può essere una soluzione? Sicuramente il riciclo o il disassemblamento di questi prodotti elettronici, ormai in disuso, con l’intento di portare a dispersione dell’ambiente sempre meno materie prime, ancora di ottimo riuso e, soprattutto, evitare la contaminazione degli ambienti.
Se ci soffermassimo sui data center e sulle apparecchiature dismesse dagli operatori scopriremmo un mondo di opportunità e di recupero componenti, anche preziosi e scarsi in natura, che potrebbero avere una seconda o terza vita a un sistema di economie circolari non indifferenti.
Gli aggiornamenti impongono scelte scomode per i data center
In particolare, secondo l’Istituto delle Nazioni Unite per la Formazione e la Ricerca (UNITAR), nel Global e-Waste Monitor 2024, i progressi dell’informatica, come l’Intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico e il cloud, impongono ai data center la necessità di aggiornare ed espandere le proprie strutture con maggiore frequenza.
Oggi i data center sono i principali responsabili dei 2,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici generati ogni anno nel mondo. Ecco perché risulta doveroso fare qualcosa.
L’economia circolare targata Molg e ABB Robotics
E qui entra in gioco una start up statunitense, Molg, che è impegnata nella progettazione e realizzazione di micro-fabbriche robotizzate volte al recupero e riciclo di componenti di server dei data center (e-waste).
Al fine di specializzarsi e realizzare ancora più performanti micro-fabbriche robotizzate, alla start up si è affiancata un colosso come ABB, in particolare ABB Robotics.
No al disassemblaggio manuale, si al robot
In alternativa al disassemblaggio manuale o all’invio delle apparecchiature in discarica o all’incenerimento, la micro-fabbrica risolve molte delle sfide associate allo smaltimento dei rifiuti elettronici.
Con gli utenti finali che si trovano ad affrontare normative sempre più severe sulla gestione responsabile delle apparecchiature dismesse, il disassemblaggio automatizzato riduce i rischi associati alla manipolazione di elementi tossici che possono danneggiare l’ambiente e la salute umana e libera i lavoratori da compiti ardui e potenzialmente pericolosi.
Poiché molti componenti contengono anche elementi di terre rare (REE), la possibilità di massimizzarne il recupero attraverso l’automazione offre anche l’opportunità economica di riutilizzarli nella produzione di nuove apparecchiature elettroniche.
di Mario Lepo
a cura di Stefano Belviolandi
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