Studi e analisi rivelano che sarebbe finita l’era degli Chief Marketing Officer: entro il 2025 più di 8 su 10 a livello globale si evolveranno in “AI Marketing Manager”, utilizzando l’intelligenza artificiale nell’operatività quotidiana. Ci attende una vera e propria esplosione dell’AI all’interno dell’universo marketing.
Pare che si stia avvicinando alla fine l’era degli Chief Marketing Officer: entro il 2025 più di 8 su 10 a livello globale si evolveranno in “AI Marketing Manager” e utilizzeranno l’intelligenza artificiale nell’operatività quotidiana.
Lo scenario viene ulteriormente rafforzato dal mercato globale di riferimento che prevede ricavi vicini a quota 200 miliardi di euro entro i prossimi 10 anni (+985% sul 2024).
Il principale fattore che sta generando agitazione tra gli addetti ai lavori è senza dubbio l’intelligenza artificiale, la tecnologia del momento, che, stando a quanto indicato da Linkedin, entro la fine del 2025 verrà utilizzata quotidianamente da oltre 8 Chief Marketing Officer su 10 a livello globale.
Risulta proprio questo il motivo per cui non si parlerà più di CMO, bensì di veri e propri “AI Marketing Manager”.
Da Chief Marketing Officer a AI Marketing Manager
Conferme in merito all’esplosione dell’AI all’interno dell’universo marketing arrivano da Precedence Research: entrando più nel dettaglio, entro la fine dell’anno corrente, il mercato dell’intelligenza artificiale applicata all’universo marketing raggiungerà quota 20 miliardi di euro e si prevede che lo stesso asset sfiorerà i 26 miliardi entro il 2025.
Ma non è tutto perché lo stesso mercato sfiorerà quota 200 miliardi a fine 2034 (+985% sul 2024) con una crescita media annuale composta (CAGR) del 27% nel corso del periodo preso in esame.
A livello prettamente geografico, la quota di mercato più rappresentativa sarà quella del Nord America (36%), seguita da Europa (33%), Asia (27%), America Latina (6%) e Africa (3%).
In che modo l’AI può essere applicata in ottica marketing?
Arrivati a questo punto, una domanda sorge spontanea: in che modo l’intelligenza artificiale può essere applicata in ottica marketing?
Una prima risposta, chiara e ben definita, arriva da un panel di professori appartenenti all’Università di Santa Clara, situata in California: nello specifico, l’innovazione per eccellenza può fungere da “consumer analyzer”.
Infatti, gli algoritmi di ultima generazione, elaborando grandi quantità di dati, sono in grado di comprendere e definire il comportamento dei consumatori.
L’importanza dei report
Di conseguenza le stesse innovazioni forniscono spunti e chiavi di lettura strategiche a favore dei professionisti in carne ed ossa, i quali approfittano dei report per concentrare le loro attenzioni su target specifici in vista di future campagne di successo.
Restando sulla stessa lunghezza d’onda, l’AI nel mondo marketing risalta anche sotto forma di “AI Agents”, i quali, dopo aver ricevuto una notevole mole di documenti e file, sono in grado di estrarre da essi gli spunti e i numeri più rilevanti.
In un secondo momento, lo stesso assistente virtuale elabora con estrema precisione il testo di una mail che l’AI Marketing Manager può condividere al CEO di riferimento oppure a clienti o prospect con cui è in contatto.
Sfruttare l’innovazione è un imperativo
“Tutte le principali industrie operative sono al giorno d’oggi soggette a continui cambiamenti e rivoluzioni, sia operative sia strategiche, per via dell’intelligenza artificiale. Tra queste, come specificato di recente da Deloitte, c’è anche l’intero universo Marketing.
Infatti, solo nell’ultimo anno i professionisti del settore hanno adoperato l’innovazione per creare contenuti accattivanti (49%) oppure con l’obiettivo di personalizzare i content stessi (53%), rendendoli così incisivi e accattivanti agli occhi dei consumer” afferma Francesco Elmi, CMO di QuestIT, tech company specializzata nella realizzazione di tecnologie basate sull’artificial intelligence.
“Il tutto ha poi effetti secondari, e sorprendenti, che vanno a coinvolgere i reparti marketing appartenenti ad aziende di innumerevoli settori o asset come le public utility, la finanza, la sanità e il retail. Questo perché la maggior parte dei CEO crede fortemente che l’AI possa diventare un valido supporto utile a migliorare l’esperienza dell’utente finale, aumentare l’efficienza e la produttività operativa e, infine, perfezionare l’analisi dei dati.
Detto questo, da vero e proprio addetto ai lavori, posso affermare che il futuro è già alla nostra portata, dobbiamo solo acculturarci nel migliore dei modi e sfruttare a pieno le potenzialità dell’artificial intelligence”.
L’applicazione dell’AI in ottica marketing
Forbes USA mette inoltre in risalto l’artificial intelligence in qualità di “leads generator”: sotto forma di chatbot, infatti, la tecnologia è capace di conversare con i singoli consumer e di costruire con essi rapporti di fiducia sul lungo periodo.
Come? Grazie all’intelligenza artificiale, i chatbot sono capaci di capire le emozioni delle persone dalle parole che utilizzano e dalle frasi che strutturano e, di conseguenza, possono fornire feedback personalizzati agli utenti che necessitano di informazioni.
Per ultimo, ma non meno importante, risalta nuovamente lo studio elaborato dagli esperti dell’Università di Santa Clara, all’interno del quale si parla dell’intelligenza artificiale in qualità di figura di spicco durante i brainstorming aziendali.
Quasi quasi l’AI emerge in qualità di “one brainstormer show” perché, dopo aver ricevuto il brief da parte dei manager in carne ed ossa, propone una serie di strategie e soluzioni per imbastire idee su cui fondare campagne di marketing impattanti. A tutto vantaggio degli AI Marketing Manager.
Del resto, leggete con che parole Philip Kotler, il “Padre del Marketing Moderno” descrive questo settore in così rapida evoluzione: “Il marketing non è più un’area di attività in cui operano un certo numero di specialisti, ma un modo di gestire l’impresa e una visione strategica di fondo utile ad affrontare con successo la competizione in atto nei mercati europei”. Parole, decisamente, calzanti.
a cura di Simona Recanatini
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