La società del gruppo Biesse, che ha sede a Gradara (PU), è considerata un’eccellenza nella meccatronica e nell’automazione. HSD è il secondo produttore mondiale di elettromandrini: dispositivi avanzati per macchine utensili destinati a lavorare legno, metallo, materiali compositi, vetro e pietra. Gli altri quattro Lighthouse Plant sono Ansaldo Energia, Abb, Hitachi Rail e Tenova-Ori Martin.
La società del gruppo Biesse, che ha sede a Gradara (PU), è considerata un’eccellenza nella meccatronica e nell’automazione. HSD è il secondo produttore mondiale di elettromandrini: dispositivi avanzati per macchine utensili destinati a lavorare legno, metallo, materiali compositi, vetro e pietra. Gli altri quattro Lighthouse Plant sono Ansaldo Energia, Abb, Hitachi Rail e Tenova-Ori Martin.
HSD Mechatronics è il nuovo Lighthouse Plant del Cluster Fabbrica Intelligente, nonché la prima media impresa italiana a diventarlo, dopo big come Ansaldo Energia, Abb, Hitachi Rail e Tenova-Ori Martin. L’ufficialità è data dalla firma che il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha apposto sul decreto che autorizza l’apposito Accordo per l’Innovazione. Con un giro di affari di 80 milioni di fatturato, HSD ha sede a Gradara (PU), conta 350 dipendenti a livello globale ed è guidata da Fabrizio Pierini. HSD è il secondo operatore mondiale nella produzione di elettromandrini: dispositivi avanzati per macchine utensili destinate a lavorare legno, metallo, materiali compositi, vetro e pietra. È ritenuta un’eccellenza mondiale nei settori dell’automazione e della meccatronica. L’Accordo per l’Innovazione prevede investimenti per la realizzazione del super-innovativo progetto Zero Defects Manufacturing. Sono previsti contributi economici del Ministero e delle Regioni Marche, Lazio e Umbria. Il progetto è relativo a Elettrospindle 4.0, l’elettromandrino interconnesso.
«Siamo orgogliosi di essere stati scelti come Lighthouse», ha dichiarato l’a.d. Fabrizio Pierini. «Inizieremo un cammino che ci permetterà di realizzare con maggiore velocità ed efficienza i nostri progetti di frontiera dell’innovazione tecnologica. Ma avremo anche una significativa responsabilità. Essere Lighthouse Plant, cioè faro, significa svolgere il ruolo di innovatore a beneficio dell’intera comunità manifatturiera e, anche, di dimostratore tecnologico: contagiare, con le proprie tecnologie, le aziende del territorio e della propria filiera. E anche investire per loro». HSD è interamente controllata da Biesse Group, multinazionale marchigiana (quotata in Borsa, 706 milioni di euro di giro d’affari nel 2019) leader mondiale nella produzione di macchine, sistemi integrati e software per la lavorazione di legno, vetro, pietra, plastica e metallo.
Per HSD, l’obiettivo è la creazione di una filiera digitalizzata, interconnessa, intelligente, resiliente e focalizzata sulla qualità e sul time-to-market: per questo l’Impianto Faro mira a diventare il primo Lighthouse Plant Zero Defects: una control room centralizzata sarà in grado di rilevare difettosità a qualsiasi livello di costruzione e operatività degli strumenti prodotti e a fornire modelli di impiego e di progetto ottimali.
Il Cluster Fabbrica Intelligente è un’associazione riconosciuta dal Ministero della Ricerca scientifica con l’obiettivo di attuare una strategia basata sulla ricerca e l’innovazione per la competitività del manifatturiero italiano. È l’unico tavolo al quale siedono contemporaneamente tutti i portatori di interesse coinvolti nelle sorti dell’industria italiana: aziende, associazioni di impresa, regioni, università ed enti di ricerca, istituzioni. Il presidente è Luca Manuelli (CDO di Ansaldo Energia e CEO di Ansaldo Nucleare) mentre il comitato tecnico scientifico è guidato da Tullio Tolio, ordinario al Politecnico di Milano. «Con il nuovo Lighthouse, il Cluster Fabbrica Intelligente riafferma la sua missione di accompagnare l’evoluzione delle industrie manifatturiere italiane verso le ultime frontiere tecnologiche, indispensabili per competere», ha dichiarato il presidente Manuelli. «Si tratta del primo passo verso l’obiettivo che ci siamo dati di valorizzare – oltre a multinazionali manifatturiere – anche eccellenze italiane di dimensione più contenuta». Questo progetto, inoltre, è strettamente connesso con il tema della sostenibilità industriale, che ha un ruolo chiave nella Roadmap del CFI. Zero difetti significano minori sprechi e riutilizzabilità di un componente o di un bene in una seconda vita. «Alla fine – commenta Manuelli – ciò che ci chiede l’Europa per la concessione delle risorse del Recovery Fund è appunto un impegno per rendere la nostra industria più avanzata dal punto di vista digitale e più sostenibile, considerando l’intero ciclo del prodotto. È un’occasione che non possiamo permetterci di perdere. E il piano di HSD va nella direzione giusta».
a cura di Loris Cantarelli
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