Secondo Proofpoint, l’adozione dell’intelligenza artificiale nella cybersecurity non è più una scelta ma una necessità, per anticipare le minacce e ridurre il rischio legato al fattore umano.

Nel contesto digitale attuale, le minacce informatiche si fanno sempre più insidiose, pervasive e rapide nell’evoluzione. I team di cybersecurity si confrontano con sfide sempre più complesse: l’aumento esponenziale dei dati da monitorare, le tecniche di attacco in costante mutazione e la carenza di professionisti specializzati rendono difficile mantenere il passo con i cybercriminali. In questo scenario, l’IA (Intelligenza Artificiale) emerge come un alleato imprescindibile per rafforzare le difese aziendali e tutelare le infrastrutture critiche.
«L’Intelligenza Artificiale non sostituisce l’ingegno umano, ma lo potenzia», afferma Ferdinando Mancini, Director, Sales Engineering Southern Europe di Proofpoint. «Nel nostro lavoro, rappresenta un moltiplicatore di efficacia e velocità, capace di alleggerire i team da compiti ripetitivi e di identificare minacce con una precisione impensabile fino a pochi anni fa».
Rilevazione delle minacce: rapidità e precisione
Uno dei contributi più importanti dell’IA alla sicurezza informatica è la sua capacità di rilevare minacce in modo proattivo. I sistemi basati su intelligenza artificiale possono analizzare volumi giganteschi di dati, log, traffico di rete, comportamenti utente, e individuare pattern anomali che sfuggirebbero all’occhio umano.
«L’IA è in grado di adattarsi a minacce nuove e sconosciute, andando oltre i limiti dei sistemi basati su regole statiche», spiega Mancini. «Questo significa poter intercettare anche quegli attacchi zero-day che tradizionalmente sono i più difficili da identificare in tempo utile».
La capacità dell’AI di apprendere ed evolvere consente una difesa dinamica che si aggiorna costantemente con l’evolversi del panorama delle minacce.

Prevenzione personalizzata: l’IA studia il comportamento degli utenti
La forza dell’IA si manifesta anche nella fase di prevenzione. Analizzando il comportamento degli utenti, può segnalare potenziali vulnerabilità: password deboli, attività sospette, uso di software non autorizzati. Questo approccio permette di costruire profili di rischio individuali e attuare contromisure mirate.
«Grazie all’analisi comportamentale, possiamo passare da una sicurezza generalista a una sicurezza ‘tailor-made’, su misura per ogni utente» sottolinea Mancini. «Questo permette interventi preventivi più efficaci e riduce notevolmente la superficie d’attacco».
Tecnologie come l’autenticazione multifattoriale o la formazione mirata degli utenti più esposti diventano così strumenti di prevenzione attiva, suggeriti proprio dall’IA in base ai comportamenti osservati.
Automazione: meno compiti ripetitivi, più strategia
Un altro ambito in cui l’IA rivoluziona la cybersecurity è l’automazione dei processi. I team di sicurezza, spesso sovraccarichi, possono delegare all’intelligenza artificiale attività time-consuming come l’analisi dei log, la gestione degli alert o la scansione delle vulnerabilità.
«Automatizzare significa liberare risorse preziose – afferma Mancini. I nostri esperti possono così dedicarsi a compiti ad alto valore aggiunto: risposta agli incidenti, threat hunting e definizione di strategie di sicurezza più evolute».
Ridurre il carico operativo consente non solo una maggiore efficienza, ma anche un minor rischio di errore umano, spesso alla base di brecce significative.
Risposta agli incidenti: velocità e contenimento dei danni
Quando un attacco si verifica, l’IA può intervenire anche nella gestione e mitigazione dell’incidente. Analizzando in tempo reale i dati dell’attacco, può aiutare a identificarne l’origine, valutarne l’impatto e suggerire contromisure adeguate.
«La velocità nella risposta è cruciale», osserva Mancini. «L’IA può isolare i sistemi compromessi, neutralizzare il malware e persino avviare automaticamente processi di ripristino, minimizzando i tempi di downtime».
Questo approccio consente alle aziende di contenere rapidamente le minacce, limitare i danni e tornare operative in tempi record.
Una necessità, non un’opzione
Secondo il report Proofpoint Voice of the CISO, l’80% dei Chief Information Security Officer italiani sta pianificando di implementare soluzioni basate su AI, proprio per affrontare minacce sempre più orientate all’errore umano e agli attacchi mirati.
«Oggi l’adozione dell’IA non è più una scelta opzionale, ma una necessità» conclude Mancini. «Per restare un passo avanti ai cybercriminali, le aziende devono integrare l’intelligenza artificiale nei loro processi di sicurezza. È il solo modo per garantire resilienza in un ecosistema digitale sempre più esposto».
Verso una cybersecurity aumentata
L’IA non è una soluzione miracolosa, ma uno strumento potente che, se ben integrato, può rivoluzionare la cybersecurity. Offre ai team una protezione intelligente, proattiva e scalabile, adatta alle sfide del nostro tempo.
In un mondo digitale sempre più complesso, investire in IA significa investire nella continuità operativa, nella fiducia degli utenti e nella difesa di asset critici. Un passo necessario per ogni organizzazione che voglia affrontare il futuro con sicurezza.
a cura di Stefano Belviolandi
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