I dati emersi dalla decima tappa a Cosenza del ciclo di incontri “Intelligenza Artificiale e PMI: esperienze da un futuro presente”, organizzato con il Comitato Piccola Industria di Unindustria Calabria e Confindustria Cosenza, Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, in collaborazione con la rete dei Digital Innovation Hub.
Nonostante le sue potenzialità, l’IA rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese italiane, in particolare quelle di minori dimensioni: secondo dati Eurostat del 2023, solo il 5% delle imprese con almeno 10 dipendenti ha dichiarato di utilizzare sistemi di IA, contro una media dell’8% nell’Unione Europea. In particolare, la percentuale di piccole imprese italiane (10-49 dipendenti) si attesta al 4,4%, contro il 24% delle grandi imprese (oltre 250 dipendenti).
Sono questi i dati più eclatanti emersi dalla decima tappa a Cosenza del ciclo di incontri “Intelligenza Artificiale e PMI: esperienze da un futuro presente”, organizzato con il Comitato Piccola Industria di Unindustria Calabria e Confindustria Cosenza da Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, in collaborazione con la rete dei Digital Innovation Hub.
Il roadshow – che fino a oggi ha visto la partecipazione di oltre 1000 imprese tra Verona, Bari, Firenze, Caserta, Torino, Cesenatico, Brescia, Genova e Castellanza (VA) – in 2 anni toccherà tutte le regioni italiane, con l’obiettivo di sensibilizzare e informare le piccole imprese associate a Confindustria sulle opportunità offerte dall’IA (Intelligenza Artificiale). Sono le stesse imprese a raccontare le proprie esperienze e strategie di impiego dell’IA in azienda, grazie alla presentazione di casi concreti e al confronto diretto con i partecipanti.
Intelligenza artificiale: la situazione delle aziende
L’IA, di cui si discute da quasi 70 anni (il termine è nato nel 1955 preparando la Conferenza di Dartmouth in USA dell’anno seguente), è oggi al centro del dibattito politico-economico. Big data, elevate capacità computazionali e algoritmi più performanti ne permettono un impiego diffuso, capace di incidere nella vita quotidiana di imprese e individui in maniera ancora più profonda rispetto alle innovazioni precedenti. Tuttavia, nonostante le sue potenzialità, l’IA rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese italiane, in particolare quelle di minori dimensioni: secondo dati Eurostat del 2023, solo il 5% delle imprese con almeno 10 dipendenti ha dichiarato di utilizzare sistemi di IA, contro una media dell’8% nell’Unione Europea (vedi FIGURA 1).
In particolare, la percentuale di piccole imprese italiane (10-49 dipendenti) si attesta al 4,4%, contro il 24% delle grandi imprese (oltre 250 dipendenti): vedi FIGURA 2. Un gap da colmare, perché numerose ricerche certificano un crescente divario nell’incremento della produttività dovuto alla digitalizzazione tra le poche imprese di frontiera e le molte più in ritardo. Per quanto riguarda la Calabria, dai dati Istat emerge che le imprese con almeno un livello base di digitalizzazione sono solo il 53%.
Secondo Anitec-Assinform, l’associazione che in Confindustria raggruppa le aziende ICT, il mercato del digitale in Calabria nel 2022 ha raggiunto circa 1,09 miliardi, con un aumento del +0,3% rispetto al 2021. Tale crescita, seppur contenuta, è stata la quarta più alta tra le regioni del Mezzogiorno (dietro a Molise, Campania e Puglia e davanti a Sardegna, Sicilia, Basilicata e Abruzzo): vedi FIGURA 3.
L’IA si pone al centro di un triangolo i cui vertici sono competenze, infrastrutture e tecnologie, intorno ai quali orbitano tanti altri elementi necessari a una corretta implementazione della digitalizzazione. Per poter competere occorre una solida infrastruttura di calcolo e di trasmissione dei dati, competenze digitali di alto livello e di base e tecnologie che rendano il processo sempre più efficiente, rapido e preciso.
Dal punto di vista dei talenti, secondo il Global AI Talent Tracker del think tank Marco Polo (Paulson Institute), gli Stati Uniti rimangono la destinazione principale per i talenti di alto livello nell’IA. Nel frattempo, negli ultimi anni la Cina ha ampliato il proprio bacino di talenti nazionali legati all’IA e il Paese produce una parte considerevole dei migliori ricercatori mondiali nel campo, passando dal 29% nel 2019 al 47% nel 2022, di cui oltre il 90% rimane nel Paese. L’Europa rimane indietro sia come numero di talenti (12% del totale nel 2022) sia come capacità di trattenerli: solo il 70% circa rimane nel continente, contro più dell’80% degli USA.
Dalle analisi di Anitec-Assinform, l’associazione che in Confindustria raggruppa le aziende ICT, in Italia il mercato dell’IA nel 2022 ha raggiunto un volume di circa 435 milioni di euro (+32,4%) ed è previsto che raggiunga i 1200 milioni nel 2026, con un tasso di crescita medio annuo del 28,9% (cfr. Rapporto Anitec-Assinform “Il Digitale in Italia 2023” v.2).
L’IA, insieme ad altri abilitatori del mercato (Digital Enabler) come ad esempio Cybersecurity, Big Data e Cloud, sarà un elemento di traino straordinario per lo sviluppo del mercato digitale italiano. Nonostante le prospettive positive, in Italia il mercato dell’IA resta meno sviluppato rispetto agli altri Paesi più industrializzati: per questo è fondamentale avere una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del lavoro e acquisire maggior consapevolezza e conoscenza delle potenzialità dell’IA.
Se poi guardiamo ai dati Eurostat relativi alle motivazioni che limitano l’utilizzo dell’IA (vedi FIGURA 4), le imprese del nostro Paese esprimono meno preoccupazioni della media europea ma il freno maggiore consiste nella carenza di competenze adeguate. È quindi fondamentale approfondire la conoscenza degli strumenti a disposizione e comprendere meglio quale siano le ragioni alla base di uno scarso utilizzo di queste tecnologie.
a cura di Redazione
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