La digitalizzazione crea nuovi lavori nell’industria

In una ricerca Schneider Electric per il 45% delle aziende la digitalizzazione stimola nuovi profili professionali nella produzione.

Una ricerca di Schneider Electric, nome di riferimento nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione, ha rivelato che quasi la metà delle aziende industriali (il 45%) ritiene che nei prossimi 3 anni la digitalizzazione sarà lo stimolo principale per la creazione di nuovi profili professionali nell’ambito delle OT (Operative Technologies).

La ricerca sul futuro del lavoro

La ricerca “The Future of Work in Industry”, commissionata da Schneider e realizzata dal leader globale nel settore della ricerca Omdia, ha coinvolto 407 aziende industriali di piccole, medie e grandi dimensioni in paesi dell’Europa Occidentale come Italia, Francia, Spagna, Danimarca, Svezia e UK, in USA, in Cina, in India e nel Sud-Est Asiatico (Vietnam, Thailandia e Filippine).

Lo studio ha messo in evidenza la portata globale della “crisi dei talenti” in ambito industriale: trovare le professionalità richieste è una sfida rilevante per oltre la metà degli interpellati (52%). Allo stesso tempo, la ricerca ha identificato anche la cura per questo problema. Il 70% del campione, infatti, ritiene che comunque la digitalizzazione – oltre a creare posti di lavoro – aiuterà ad affrontare la carenza di personale qualificato, in quanto gli strumenti digitali possono rivelarsi utili anche in questo, oltre che per aumentare la produttività e l’efficienza.

Mentre la crisi dei talenti impazza, gli ambienti di lavoro industriali stanno cambiando rapidamente. Tecnologie evolute, come l’IA (Intelligenza Artificiale) e i digital twin. ma anche la crescente esigenza di raggiungere obiettivi di sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale renderanno necessario ampliare le competenze delle figure professionali a oggi all’opera negli impianti – rispettivamente per il 45% e 47% del campione.

«Confrontandoci con clienti e partner – ha commentato Claudio Giulianetti, vice presidente Industrial Automation di Schneider Electric per l’Italia – vediamo l’importanza di risolvere questa contraddizione e abbiamo un forte impegno, che fa parte dei nostri obiettivi locali di sostenibilità, per formare le nuove generazioni collaborando con il mondo degli ITS per la co-progettazione di percorsi innovativi, con la formazione tecnica nelle scuole superiori e con le università, attraverso protocolli e progetti. Altrettanto importante per noi è mettere a disposizione formazione e expertise non solo ai nostri colleghi ma anche ai nostri clienti, supportati da piattaforme digitali e servizi già disponibili e focalizzati alle esigenze chiave delle imprese; significativo, infine, il suggerimento che emerge dalla ricerca, ovvero di lavorare insieme ai partner dell’ecosistema industriale per affrontare il deficit di competenze tecnologiche, con soluzioni, formazione e strumenti per preparare la forza lavoro alle esigenze del futuro».

Il futuro del lavoro nei ruoli operativi

Secondo i dati dello studio, oltre la metà dei rispondenti (il 52%) considera l’acquisizione di talenti e la capacità di trattenerli in azienda un problema, che però si può superare: nel quadro di un certo ottimismo condiviso dalle imprese industriali riguardo al tema della forza lavoro.

3 persone su 5 (il 60%) ritengono che i ruoli basati sulle OT (Operative Technologies) cambieranno nei prossimi 3 anni, moderatamente (41%) oppure significativamente (19%). Inoltre, una grande maggioranza (73%) ritiene che la digitalizzazione cambierà in modo sostanziale la natura del lavoro, sempre nei prossimi tre anni. Il 31% ritiene che i profili professionali che saranno maggiormente rafforzati o ampliati per causa della digitalizzazione saranno quelli legati al controllo di qualità.

Lo studio ha anche evidenziato che per il prossimo triennio le aziende industriali ritengono che saranno necessarie nuove competenze in aree come la programmazione e l’integrazione robotica – un settore in cui il 49% dei rispondenti dice di non avere competenze o di non disporne a sufficienza – e in aree come l’elaborazione, visualizzazione e analisi dei dati, nelle quali il 30% non ha o ha insufficienti competenze a disposizione.

In generale, le aziende interpellate affermano di stare dando la priorità agli investimenti nell’area dati. Programmazione e integrazione robotica sono indicate come priorità di livello medio da quasi la metà del campione. Stando così le cose, un suggerimento di grande importanza che lo studio fa emergere è quello di lavorare insieme ai partner dell’ecosistema industriale, che possono aiutare ad affrontare il deficit di competenze tecnologiche offrendo soluzioni, formazione ed altri strumenti per preparare la forza lavoro alle esigenze del futuro.

«La trasformazione nella forza lavoro industriale – ha dichiarato Alex West, Senior Principal Analyst per Industrial IoT & Sustainability di Omdia – richiede e richiederà sempre più investimenti in digitalizzazione per dare al personale gli strumenti adatti, e per migliorare la produttività e l’efficienza. Se le aziende non lo fanno, l’impatto nel lungo termine sulla capacità di innovare e sull’incapacità di contenere il problema della carenza di personale qualificato sarà ampio e serio».

«La digitalizzazione – ha aggiunto Ali Haj Fraj, Senior Vice President della Digital Factory, Industrial Automation di Schneider Electric – non ha solo vantaggi di produttività ed efficienza. È vitale per risolvere alcune delle sfide legate al personale che le industrie stanno affrontando. Ottimizzare le figure professionali di area operative e ampliarne le competenze è una vera opportunità per queste aziende. Riducendo il tempo che esse devono dedicare a compiti “amministrativi” e aiutando le persone a esprimere meglio tutto il loro potenziale possiamo risolvere molti dei problemi attuali e aiutare a creare un futuro più sostenibile».

Il report completo The Future of Work in Industry è disponibile a questo link.

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a cura di Redazione