La stampa 3D offre metodi di produzione più sostenibili in grado di ridurre gli sprechi di materiale e di conseguenza gli scarti di produzione, di abilitare una produzione diffusa che riduce il carbon footprint legato ai trasporti. Lo dimostra una recente indagine di HP.
La stampa 3D è un ‘toccasana’ ai fini della sostenibilità? Secondo recenti indagini verrebbe da rispondere affermativamente.
Il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è per molte aziende un’opportunità per promuovere e sostenere la trasformazione digitale, la sicurezza, la digitalizzazione e l’additive manufacturing e contribuire alla ripresa economica. Basti pensare che i fondi saranno destinati all’innovazione tecnologica a disposizione delle aziende, così che queste possano combinare l’evoluzione della tecnologia stessa con i principi di sostenibilità.
Un percorso che ben si sposa con la stampa 3D che, infatti, offre metodi di produzione più sostenibili, in grado di ridurre gli sprechi di materiale e di conseguenza gli scarti di produzione, di abilitare una produzione diffusa che riduce il carbon footprint legato ai trasporti. Una tecnologia che consente di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità grazie a una produzione efficiente che permette di produrre solo quando e dove necessario. Le aziende e i consumatori sono sempre più alla ricerca di prodotti e imballaggi più sostenibili, influenzando in questo modo le strategie della supply chain.
Modelli di business: la stampa 3D porta a cambiamenti
Da un’indagine HP di fine 2020 condotta sui decision maker in ambito digital manufacturing e stampa 3D è emerso che la grande maggioranza (89%) ha dichiarato di trovarsi in una fase di cambiamento dei modelli di business, e almeno 9 su 10 stavano valutando nuovi e più sostenibili modelli di supply chain. Questo cambiamento potrebbe essere un percorso verso una più diffusa innovazione sostenibile, ma solo per quelle aziende disposte a ridefinire la produzione per il mondo in cui viviamo oggi.
Decathlon, ad esempio, sta beneficiando dei vantaggi della tecnologia di stampa 3D di HP presso l’Addlab, il laboratorio di produzione additiva, che produce pezzi di ricambio per i prodotti a marchio Decathlon, oltre ad altri servizi tra cui prototipazione, design validation e realizzazione di piccoli utensili. Nel 2016, in seguito all’installazione di due stampanti HP Multi Jet Fusion, Decathlon ha potuto produrre su scala parti funzionali con dettagli complessi, aumentare l’efficienza, ottimizzare i processi del flusso di lavoro e indirizzarsi verso nuove applicazioni. Ma, soprattutto, l’azienda ha diminuito il suo carbon footprint, grazie alla riutilizzabilità dei materiali HP 3D.
Un altro esempio è dato da L’Oréal che ha collaborato con HP per aumentare la flessibilità della produzione, creare packaging innovativi e offrire nuove customer experience ai propri clienti, oltre ad assicurare una maggiore agilità in risposta ai cambiamenti nei comportamenti di acquisto dei consumatori. L’Oréal utilizza il Digital Manufacturing Network di HP in tutta la sua supply chain globale per raggiungere i suoi obiettivi di sostenibilità producendo in modo efficiente i pezzi solo quando e dove necessari. Le aziende che stanno iniziando a sviluppare nuove strategie della supply chain per prepararsi a possibili nuovi scenari disruptive, inclusa la fluttuazione dei cicli economici globali, trovano un valido supporto nelle soluzioni avanzate di stampa 3D che possono accelerare questa trasformazione.
Pianeta in pericolo, favorire l’economia circolare
«Ci aspettiamo che le aziende si avvarranno della stampa 3D per modificare le loro supply chain tradizionali e renderle più efficienti e flessibili» ha dichiarato Davide Ferrulli, Regional Manager HP 3D Printing France, Italy, Nordics. «Oltre alle nuove applicazioni, riteniamo che ecosistemi e collaborazioni completamente nuovi nasceranno man mano che le aziende cercheranno di fornire un valore aggiunto ai clienti finali. Stiamo già assistendo a questa tendenza in settori come quello automobilistico, consumer, healthcare e industrial».
Naturalmente, non sono solo le realtà di un’economia globale fragile o le mutevoli richieste dei consumatori a guidare la necessità di un nuovo modo di procedere. Il nostro pianeta è in pericolo. Le aziende devono implementare processi e tecnologie per trasformarsi in modo proattivo e sostenibile. La stampa 3D e la sua natura flessibile favoriscono un’economia più circolare e questo non potrebbe avvenire in un momento migliore. Si pensi, ad esempio, alla facilità di prolungare il ciclo di vita dei prodotti grazie alle parti di ricambio on-demand che la stampa 3D consente di realizzare, o all’uso innovativo di materiali più ecologici e riciclati che la nuova tecnologia molded fiber offre al posto delle plastiche monouso.
a cura di Redazione
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