La visuale Riverbed conviene per risolvere i problemi di efficienza

La Unified Osservability di Riverbed viene incontro alla necessità di mantenere il controllo di sistemi aziendali complessi e distribuiti portando efficienza e risparmi.

Governare la crescente complessità di ambienti IT sempre più distribuiti e variegati è da tempo un compito ai limiti dell’impossibile anche per il più preparato tra i CIO, senza un adeguato supporto.

Meglio ancora, se al di là di tenere sotto controllo la situazione, questo permette di andare oltre sollevando, almeno da una parte, dalle problematiche riguardanti ottimizzazione e assistenza.

La quesitone non riguarda però solo gli amministratori IT. Il vero nodo sono gli utenti aziendali e i relativi dispositivi. Problemi di compatibilità, aggiornamenti, sicurezza e prestazioni sono difficili da gestire in grande scala senza strumenti adeguati. Soprattutto, ne risentono la produttività e la fiducia.

«La Unified Osservability è ormai il nostro mercato di riferimento da alcuni anni – afferma Victor Calderon, Sales Manager Mediterranean Countries di Riverbed Technology -. Il nostro punto di forza, grazie a un’offerta capace di superare i vari silos applicativi e fornire un’unica visuale complessiva».

Una proposta pronta a riscuotere interesse prima di tutto delle grandi aziende con variate sedi e operatori sul campo, alle prese con un numero elevato e diversificato di dispositivi da gestire.

Si parla quindi di banche e assicurazioni, ma anche società di gestione aeroportuale e soprattutto di aziende nel settore utility, in particolare energia.

Un mercato in cerca di produttività, semplicità e IA

«Dal mercato italiano arrivano tre indicazioni principali – prosegue Calderon -. Prima di tutto, la richiesta di un aiuto a migliorare i processi digitali per diventare più produttivi. Quindi, semplificare la gestione delle operazioni e infine aiutarli a sfruttare l’IA».

Una visione sicuramente attuale, indicatore anche di un buon livello di realismo e l’intenzione di puntare alla concretezza. Consapevoli di dover prendere e mantenere il controllo di una situazione altrimenti destinata a sfuggire di mano, con relative ripercussioni.

La visuale Riverbed conviene per risolvere i problemi di efficienza
Victor Calderon, Sales Manager Mediterranean Countries di Riverbed Technology

La strada è tutto sommato semplice. Si tratta prima di tutto di conoscere il proprio ambiente, per poter quindi intervenire contando il più possibile sull’automazione.

Nei fatti, una situazione naturalmente tanto più complicata tanto maggiore è la dimensione dell’infrastruttura da gestire, dove solo software adeguati possono essere d’aiuto.

Al centro dell’attenzione Riverbed, in particolare i dispositivi mobili, la principale fonte di diversificazione e problemi legati all’utilizzo.

La possibilità di installare su ciascuno un agente software in grado di analizzare e trasmettere informazioni al sistema di raccolta e analisi, permette di intervenire in diversi modi.

A partire dalle applicazioni, in modo da assicurare la presenza degli aggiornamenti, ma anche analizzando le prestazioni, aspetto fondamentale per ottimizzarle.

Così come indicazioni sull’autonomia della batteria o il comportamento delle altre componenti hardware.

Indicazioni analizzate e tradotte in report, singoli o consolidati, da sfruttare non solo nella prevenzione e risoluzione di problemi, ma anche per valutare la bontà o meno di un investimento e indirizzare così quelli futuri.

L’agente al servizio della sfida a complessità e sprechi

«Dobbiamo pensare sempre a organizzazioni con un elevato livello di distribuzione e complessità – ricorda Calderon -. Non significa necessariamente avviare una discussione intorno alla dimensione dell’azienda, ma più in base al tipo di attività. Bisogna domandarsi quanti e quali siano i dispositivi da gestire, e quanto siano strategici nei processi aziendali».

Un messaggio espressamente rivolto al mercato italiano, dove all’apparenza le competenze Riverbed possono sembrare pensate solo per le poche imprese di dimensione internazionale.

Non è infatti scontato come anche una PMI debba affrontare problemi simili, soprattutto in prospettiva di una sempre maggiore diffusione dello smartworking.

Da un’analisi di qualità, si può risalire a una soluzione, sia per il singolo caso sia per evitare di vederlo ripetersi in altri. In poche parole, aumentare l’efficienza dell’intero processo e allungare la durata in vita utile di un dispositivo.

Con l’ulteriore prospettiva di tenere sotto controllo le licenze, una delle principali fonti di spese sovradimensionate per i comparti IT. Temi ai quali pochi possono dichiararsi estranei.

Tutto ruota intorno a Unified Agent, il singolo elemento software installato su ogni dispositivo compatibile (al momento Windows, ma a breve anche Linux, Kubernetes, iOS e Android), incaricato di tutte le analisi locali in grado di ricavare informazioni sull’uso, ma anche lo stato dei singoli componenti a partire dal quale si possono sviluppare diversi moduli.La visuale Riverbed conviene per risolvere i problemi di efficienza

Un passo iniziale importante, per superare i problemi tipici dell’impiego di agenti dedicati ai singoli strumenti o finalità. Con l’ulteriore evoluzione prevista nel 2025 di arrivare ad osservare anche l’impatto sul traffico di rete, e relative prestazioni, con la possibilità di aumentare il livello di analisi fino ai singoli pacchetti.

Un terreno perfetto per mettere a frutto anche l’attività Riverbed sul fronte dell’intelligenza artificiale, già avviata da tempo. Le informazioni conseguenti a malfunzionamenti o blocchi, sono già sfruttate per procedure automatizzate in grado di rimediare al problema, o indicare all’utente procedure guidate, o avviare comunque procedure di assistenza più mirate.
«Una buona ottimizzazione significa prima di tutto migliorare il servizio al proprio dipendente – conclude Calderon -. Individuare e riconoscere problemi su dispositivi e applicazioni, secondo l’uso che ne viene realmente fatto».

Tanta voglia di IA ma pochi mezzi

La grande attualità dell’intelligenza artificiale, ma anche la sua complessità, la rendono un tema non facile da inquadrare e sfruttare per i non addetti ai lavori o per chi non può contare su competenze dirette.

Secondo una ricerca Riverbed, il 96% dei responsabili business e IT concorda su un impatto notevole nel servizio rivolto agli utenti. Inoltre, il 95% afferma come sia tra le priorità del board e l’84% concorda sul fatto di poter ottenere vantaggi competitivi.

Questo però si scontra con una realtà molto diversa. Per esempio, nel mondo retail, solo il 40% degli operatori si dice pronto per implementare progetti di AI, per effetto di sfide che vanno dalla qualità dei dati alla scalabilità, tali da influire sulle capacità di sfruttarne tutti i vantaggi.

Emerge però anche una consapevolezza promettente. Entro il 2027 infatti , il 93% dei retail ritiene che la propria impresa sarà pronta a implementare l’AI. Un dato superiore alla media degli altri settori, dove l’86% prevede di essere pronto all’AI entro tre anni.

Attualmente, il 54% dei responsabili business e IT nel settore afferma come la ragione principale di utilizzo dell’AI sia l’aumento dell’efficienza operativa rispetto alla crescita (46%).

Tuttavia, nei prossimi tre anni, le cifre si invertiranno, con il 56% delle organizzazioni pronto a indicare indica l’AI come fattore di crescita rispetto a efficienza (44%).

di Giovanni Ticozzi

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a cura di Redazione