Alla presenza di Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, è stata presentata la piattaforma dedicata a supportare, attraverso facilitazioni negli adempimenti e pratiche, gli investimenti esteri nel nostro Paese.
L’Italia chiama gli investimenti esteri al fine di rilanciale la politica industriale.
Il belpaese ha tutte le carte in regola per attrarre capitali che investano nei circa 300 siti pubblici greenfield (nuova costruzione) e brownfield (riconversione di ex stabilimento) che sono stati censiti.
Tutto quello che serve per attrarre investimenti esteri
Alla presenza del ministro Adolfo Urso, capo del Ministero delle imprese e del Made in Italy, è stata presentata la piattaforma del dicastero dedicata a supportare gli investitori esteri che, avendo deciso di sbarcare nel nostro paese, possano trovare facilitazioni negli adempimenti e pratiche utili a realizzare investimenti nel nostro paese.
Si chiama Invest in Italy lo sportello unico e, dal 2022, ha assistito 378 accordi generati dalle imprese straniere e, di questi, fa sapere una nota ministeriale, 64 sono stati chiusi con il segno positivo.
Urso ribatte che a oggi sono stati rivisti gli incentivi e le procedure per attrarre nuovi progetti sul territorio italiano al fine di rilanciare la politica industriale.
Italia è competitiva e chiama investitori esteri
Il nostro paese, secondo il ministro Urso, è competitivo e l’attenzione all’innovazione, alla tecnologia, alla scienza e alla ricerca, lo testimoniano.
Lo sportello è dedicato alle imprese estere con due corsie accelerate per investimenti superiori a 25 milioni di euro con procedure autorizzative facilitate e la possibilità di cedere agli uffici del dicastero i processi di autorizzazione. Per investimenti superiori a un miliardo di euro, si potrà richiedere la nomina di un commissario straordinario che presieda i procedimenti amministrativi.
«Un Paese come l’Italia, che esporta circa metà del suo Pil – ha concluso Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy – non può non avere un portale che consenta di avere una visione globale delle opportunità che offre. E poi deve avere una struttura dedicata con persone di esperienza, che possano accompagnare gli investitori».
a cura di Stefano Belviolandi
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