Il 2025 si apre dunque con segnali contrastanti sul fronte delle macchine utensili: da un lato la tenuta del mercato interno, dall’altro l’incertezza dei mercati globali. La sfida è trasformare i primi segnali di ripresa in una crescita stabile e duratura. Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu – Sistemi per Produrre ha analizzato i valori del primo trimestre dell’anno.

Nonostante un inizio 2025 apparentemente positivo per il comparto delle macchine utensili, il quadro complessivo resta segnato da forti criticità, soprattutto sul fronte internazionale.
A sottolinearlo è Ucimu – Sistemi per Produrre che, attraverso il suo Centro Studi & Cultura di Impresa, registra sì un incremento dell’8,5% degli ordini nel primo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024, ma frutto esclusivo del mercato interno. All’estero, infatti, la raccolta ordini è in netto calo: -18,2%.
Ordini italiani di macchine utensili: +8,5%
Il dato positivo, quindi, non deve trarre in inganno. Il valore assoluto dell’indice si attesta a 84,5 (base 2021=100), ma solo grazie a una domanda domestica vivace, che ha portato l’indice interno a 94,5 con un balzo del 71,5%.
Un risultato che, secondo il presidente di Ucimu, Riccardo Rosa, è stato determinato dalla graduale comprensione e attuazione degli incentivi previsti dalla Transizione 5.0, finora caratterizzati da tecnicismi e ambiguità che ne hanno ostacolato l’efficacia. Basti pensare che, a oggi, è stato impiegato solo l’11% delle risorse disponibili, pari a poco più di 600 milioni su 6,3 miliardi.
Il problema principale, sottolinea Rosa, è che misure di incentivo mal strutturate o troppo complesse non funzionano. La storia recente lo dimostra: la politica 4.0, semplice e chiara, ha trovato un’ampia e immediata risposta da parte delle imprese. Al contrario, la 5.0, pur con obiettivi condivisibili – transizione digitale e green – ha generato confusione e ritardi. E non è tutto: da gennaio le aziende aspettano istruzioni operative per il credito d’imposta 4.0, senza le quali è difficile pianificare investimenti e ordini.
Il rischio, secondo Ucimu, è di frenare nuovamente la domanda interna, proprio mentre si intravedeva una ripresa. Per questo Rosa propone di recuperare le risorse non utilizzate e renderle disponibili con nuovi strumenti più efficaci nel triennio 2026-2028.
Macchine utensili: scenario estero preoccupante
Se il mercato interno offre qualche spiraglio, lo scenario estero è ben più preoccupante. I costruttori italiani di macchine utensili si trovano a operare in un contesto geopolitico altamente instabile.
Due conflitti armati vicini ai confini europei, una crisi strutturale dell’automotive, la crescente debolezza economico-politica dell’Europa e, soprattutto, il ritorno di Donald Trump con una linea incerta e aggressiva sui dazi commerciali, stanno generando un livello di incertezza globale che, a detta di Rosa, «non ha precedenti nella storia recente».
Le imprese italiane faticano a orientarsi in questo nuovo scenario. Gli Stati Uniti restano il primo mercato di sbocco per il settore, seguiti da Germania, Cina, Francia e Turchia, ma è evidente la necessità di diversificare.
Macchine utensili: Ucimu fa appello al governo ma attiva strumenti e iniziative per le imprese
Ucimu ha già attivato strumenti e iniziative per accompagnare le aziende verso mercati alternativi ad alta potenzialità, come India, Messico e Sud America, con presidi locali e missioni mirate. L’obiettivo è duplice: trovare nuovi sbocchi commerciali e ridurre la dipendenza da mercati instabili o ostili.
Di fronte a questa complessità, Ucimu lancia un appello al governo italiano affinché si impegni con forza a sostenere l’industria manifatturiera, non solo attraverso incentivi efficaci, ma anche con una visione di politica industriale di lungo periodo. E chiede che in Europa si apra un dialogo serio e strategico con l’amministrazione americana per garantire regole certe al commercio internazionale e alla sicurezza globale.
Il 2025 si apre dunque con segnali contrastanti: da un lato la tenuta del mercato interno, dall’altro l’incertezza dei mercati globali. La sfida, ora, è trasformare i primi segnali di ripresa in una crescita stabile e duratura, senza perdere tempo in provvedimenti inefficaci o annunci privi di esiti concreti.
a cura di Stefano Belviolandi
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