Le aperture al piano Transizione 5.0 sono apprezzate dalle imprese italiane perché favoriscono l’utilizzo degli incentivi snellendo la burocrazia. Ma il ritardo di quasi un anno pesa sul piano.
Procedure semplificate con il coinvolgimento delle ESCo (Energy Service Company) e un diretto riconoscimento dei benefici nel caso si sostituiscano beni obsoleti; possibilità di cumulare gli incentivi anche con quelli previsti dall’Unione Europea; un’aliquota unica per gli investimenti green fino a 10 milioni di euro; impianti fotovoltaici prodotti in Europa vedono una maggiorazione degli incentivi.
Sono queste alcune delle novità, relative al piano Transizione 5.0, novità salutate positivamente dalle imprese, anche se pesa il ritardo di quasi un anno delle informazioni operative. Non si deve dimenticare la lungaggine burocratica, forse giustificata dalle difficoltà di conciliare fondi del PNRR ed Europa, che ha scontentato tutti specialmente durante l’estate scorsa, in particolar modo, quando a metà agosto arrivò la circolare operativa.
Le imprese apprezzano l’apertura del Piano Transizione 5.0
Un plauso è arrivato qualche giorno fa da Riccardo Rosa, presidente di Ucimu, durante la presentazione dei dati di preconsuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu – Sistemi per Produrre, che ha sottolineato come Transizione 5.0 resti una grande opportunità perché spinge le aziende a ragionare su un approccio corretto delle risorse, risparmio energetico e produzione sostenibile.
Ottimo, dunque, ciò che il MIMIT (Ministero delle imprese e del Made in Italy), ha sottolineato pochi giorni dopo l’evento Ucimu, ribadendo che “quattro sono le modifiche sostanziali sulle quali abbiamo ottenuto il consenso preventivo della Commissione Europea nel confronto sul merito durato alcune settimane. Sono semplificate le procedure di calcolo dei consumi energetici; è prevista la possibilità di cumulo con altri incentivi nazionali ed europei; è inclusa una maggiorazione per i pannelli fotovoltaici realizzati in Europa ed è definita un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni. Un forte impulso al sostegno degli investimenti delle imprese sull’innovazione green”.
Ruolo delle ESCO valorizzato
Sono previsti interventi mirati per semplificare le procedure di calcolo della riduzione dei consumi energetici, valorizzando il ruolo delle ESCO e introducendo una procedura diretta per il riconoscimento dei benefici in caso di sostituzione di beni obsoleti.
Inoltre, il piano diventa cumulabile con il credito d’imposta ZES e altre agevolazioni, incluse quelle offerte dai programmi e strumenti dell’Unione Europea. Sarà prevista un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni di euro, mentre un’attenzione particolare è stata riservata agli impianti fotovoltaici, il cui incentivo è stato maggiorato per azzerare il divario di costo con moduli e celle prodotti fuori dall’Europa. Tutte le novità introdotte avranno effetto retroattivo. Queste novità saranno inserite in un emendamento del governo alla legge di Bilancio 2025.
Acquisto agevolato ma vincolato al rimpiazzo di una macchina
«Apprezziamo in particolare l’idea di sostituire l’obbligo di certificazione del risparmio energetico con la possibilità di abbinare il nuovo acquisto alla sostituzione di un macchinario obsoleto (il cui ammortamento è stato completato da almeno 24 mesi). Questo vorrebbe dire che si potrebbe acquistare un nuovo macchinario in regime 5.0 se l’acquisto fosse legato al rimpiazzo di una macchina con almeno 7 anni di età. Ma apprezziamo anche l’innalzamento delle aliquote, la possibilità di cumulare la misura con gli incentivi per la ZES o con altri incentivi finanziati con risorse non nazionali e l’allungamento della misura al primo quadrimestre 2026», ha dichiarato il ministro Adolfo Urso.
a cura di Stefano Belviolandi
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