Poteri sostitutivi e restituzione delle somme per chi non centra gli obiettivi, oltre a ispezioni, contrasto alle frodi e coordinamento. Sono alcune delle novità contenute nel decreto approvato dal consiglio dei ministri sul PNRR e Transizione 5.0.
Poteri sostitutivi e restituzione delle somme per chi non centra gli obiettivi. E poi ispezioni, contrasto alle frodi, più coordinamento e commissari per garantire la “messa a terra” delle opere.
È una prima sintesi del cambio di passo segnalato dall’agenzia Ansa con cui il governo vuole imprimere un’accelerazione alle opere del PNRR. A prevederlo è il nuovo (e atteso) decreto varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso lunedì 26 febbraio 2024, con cui si vuole «avviare una fase di responsabilizzazione complessiva» per chi è chiamato a partecipare alla spesa del PNRR, come ha sottolineato il ministro Raffaele Fitto in una conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri insieme alla Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone al termine del Consiglio.
Come segnalato sul sito del ministero, il Piano prevede risorse pari a 6,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025 a favore della transizione digitale e green delle imprese italiane.
Alle aziende sarà concesso un credito d’imposta automatico, senza alcuna valutazione preliminare, senza discriminazioni legate alle dimensioni dell’impresa, al settore di attività o alla sua localizzazione. Saranno agevolati gli investimenti in beni materiali e immateriali, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva pari almeno al 3% (o al 5% se calcolata sul processo interessato dall’investimento).
Il provvedimento è il frutto di un lavoro «molto complesso, articolato, sia dal punto di vista della dimensione finanziaria sia delle norme che contribuiranno ad un’accelerazione della spesa e una semplificazione», ha spiegato il ministro Fitto, che ha rassicurato sulle opere uscite dal Piano (il decreto le «finanzia tutte») e ringraziato il titolare del MEF Giancarlo Giorgetti per il suo lavoro.
All’orizzonte ci sono la verifica sulla quinta rata e le prossime due rate, tra gli obiettivi del 2024. Gli investimenti aggiuntivi previsti dal nuovo PNRR, pari a circa 25 miliardi, sono coperti per 15 miliardi con contributi aggiuntivi assegnati per RepowerEU (circa 2,76 miliardi), sovvenzioni aggiuntive derivanti dalla rivalutazione del Pil (0,14 miliardi), definanziamento di misure del vecchio PNRR (circa 7 miliardi), economie su misure del vecchio PNRR (circa 2,98 miliardi), risorse rinvenienti dall’inserimento nel Piano di progetti già finanziati a legislazione vigente (2 miliardi); oltre 9 miliardi derivano dalle rimodulazioni delle autorizzazioni di spesa specificamente indicate nel decreto.
Dal punto di vista delle norme, che spaziano dalla governance alla semplificazione amministrativa, dallo sport alla giustizia, dalla digitalizzazione alle infrastrutture, il decreto imprime una vera e propria stretta sui soggetti attuatori del Piano. Arriva la possibilità di attivare i poteri sostitutivi nel caso in cui ci sia un disallineamento tra i cronoprogrammi e i dati comunicati al sistema informatico Regis. Inoltre, se la Commissione Ue verifica «l’omesso o l’incompleto conseguimento degli obiettivi», scatta l’obbligo a restituire gli importi percepiti.
Con il decreto è arrivata anche una spinta all’atteso Piano Transizione 5.0, che stanzia 6,3 miliardi, per crediti di imposta alle imprese. Le misure sono state per ora accolte con cautela dalle parti sociali, mentre il presidente Carlo Bonomi di Confindustria ha commentato: «Ora non ci sono più scuse, abbiamo già perso un anno».
a cura di Redazione
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