Cinque domande a Marco Vecchio, Direttore Tecnico Federazione ANIE, sul piano Transizione 5.0 in attesa dei decreti attuativi.
Uno strumento fondamentale, per il rilancio degli investimenti e per lo sviluppo della filiera industriale italiana. Un piano 5.0 che farà da traino per gli investimenti in questo 2024 che è partito un po’ in sordina. Sono queste, in sintesi, alcune delle informazioni che Marco Vecchio, Direttore Tecnico Federazione ANIE, ha rilasciato a The Next Factory a commento del decreto approvato dal consiglio dei ministri a inizio marzo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale che recepisce il piano Transizione 5.0.
Il decreto approvato il 2 marzo dal Consiglio dei Ministri mette le basi per il piano Transizione 5.0. Concorda con questa affermazione?
Transizione 5.0, versione rinnovata e potenziata, sarà uno strumento fondamentale per il rilancio degli investimenti e lo sviluppo della filiera industriale italiana, oltre che per affrontare il processo di transizione verso un modello produttivo non solo digitalizzato, ma anche sostenibile. Il nuovo piano, infatti, recepisce le istanze supportate da anni dalla Federazione ANIE, per l’ancoraggio degli investimenti a politiche per il risparmio energetico.
Dalla lettura dei testi ministeriali sembrerebbe che, per le aziende, stia per arrivare una pioggia di denaro? E’ proprio così o dovremo aspettarci dei ripensamenti?
Le risorse sono allocate e sicuramente disponibili grazie a un lungo processo di accreditamento con la Commissione europea che ci ha portato a disporre dei fondi RePowerEU per l’estensione da 4.0 a 5.0 degli incentivi. Non vi saranno quindi ripensamenti. Solo da rimarcare un po’ di ritardi, ma la contrattazione con la Commissione prima e tra i Ministeri dopo è stata complessa.
Nel testo del decreto si parla di crediti d’imposta concessi alle aziende in vista di determinati investimenti. Secondo la sua opinione basteranno questi crediti a tranquillizzare le aziende e a far ripartire i loro investimenti?
Come per le passate edizioni del Piano Transizione, anche nel 2024 vi sarà un effetto di traino degli investimenti grazie agli incentivi messi a disposizione per l’interconnessione (4.0) e per efficientamento, autoconsumo e formazione. Lo scenario 2024 resta comunque incerto dopo due anni – 2022 e 2023 – di forte crescita. Indubbiamente se riusciremo a far capire il meccanismo del 5.0 al mercato si tratterà di una grossa opportunità perché le aliquote sono veramente interessanti.
In concreto, quali benefici e quali criticità vedete in questo decreto?
La disponibilità economica è alta e vi è la possibilità di finanziare in maniera significativa investimenti ingenti fino a 50 milioni di euro annui. Si va verso una industria più sostenibile con la riduzione dei consumi, e anche questo è un aspetto molto positivo. Le aliquote sono interessanti e si finanziano anche autoconsumo e formazione. Tra le criticità una certa complessità nella procedura: pur rimanendo, infatti, un incentivo automatico, le certificazioni ex-ante ed ex-post, la verifica della connessione, la necessità di presentare domanda su una piattaforma digitale e le azioni di controllo successive di GSE vanno indubbiamente a complicare il meccanismo. Quindi serve molta collaborazione tra gli enti coinvolti e le associazioni per fare comunicazioni chiare al mercato e per aiutare le imprese a presentare le domande.
Cosa vi aspettate dai decreti attuativi che ancora devono arrivare? E quali suggerimenti dareste?
Auspichiamo una celere attuazione del nuovo Piano, per dare respiro alle aziende in un momento estremamente complicato per la manifattura e per rilanciarle in un mercato globale sempre più competitivo, frammentato ed instabile.
a cura di Stefano Belviolandi
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