All’assemblea Ucimu i dati: ottimo 2021 per l’industria italiana della macchine utensili, con il 2022 ancora in crescita.
L’anno 2021 è stato decisamente positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che ha registrato incrementi a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici: produzione, export, consegne sul mercato interno e consumo. Con questi risultati, l’industria italiana di settore si è confermata, ancora una volta, tra i principali protagonisti dello scenario internazionale. In particolare, è risultata quinta nella classifica di produzione, perdendo una posizione preceduta dagli Stati Uniti, quarta tra gli esportatori, e quarta tra i consumatori scalando una posizione rispetto all’anno passato.
Nel 2022, nonostante il clima di generale incertezza, il trend positivo proseguirà in modo deciso. In ragione di ciò l’industria italiana di comparto dovrebbe toccare nuovi record assoluti per gran parte degli indicatori.
Questo, in sintesi, è il quadro illustrato dalla presidente Barbara Colombo di Ucimu – Sistemi per Produrre, in occasione dell’Assemblea dei soci dello scorso 5 luglio 2022 a cui è intervenuto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Come emerge dalle previsioni elaborate dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, nel 2022, il trend di crescita proseguirà in modo deciso.
Nel 2022, la produzione si attesterà a 7150 milioni di euro, il 13% in più rispetto all’anno precedente, segnando così un nuovo record assoluto nella storia dell’industria italiana di settore.
Il consumo crescerà fino a raggiungere il valore record di 5670 milioni di euro (+13,2%), trainando le consegne dei costruttori sul mercato domestico che otterranno un nuovo primato, attestandosi a 3520 milioni di euro (+12,3%). Anche le importazioni saliranno fino a toccare il valore di 2150 milioni di euro (+14,7%). L’export crescerà a 3630 milioni (+13,6%), così da tornare sui livelli di 4 anni fa (2018).
La presidente Colombo ha affermato: «Oggi viviamo una situazione paradossale: i costruttori italiani sono ricchi di ordini come mai prima d’ora ma riescono a produrre solo una parte delle commesse raccolte tra la fine del 2021 e questo primo semestre 2022. E se la scarsità e il rincaro delle materie prime rappresentano una problematica che sta gradualmente rientrando, nei mesi a venire continueremo, invece, ad avere difficoltà nel reperire componenti elettroniche. Poi vi è il problema dell’incremento vertiginoso del costo dell’energia, fenomeno che alimenta l’inflazione e che ha impatto diretto sui costi di produzione di molti settori a monte e a valle della filiera in cui operiamo. Per questo riteniamo fondamentali tutti gli interventi volti, da un lato, a trovare nuove fonti di approvvigionamento energetico e, dall’altro, a limitare la crescita spropositata dei prezzi, così da scongiurare il blocco dell’attività manifatturiera nel prossimo autunno».
«A questi problemi – ha proseguito Barbara Colombo – si aggiunge poi la grande incertezza determinata dalla profonda trasformazione che interessa il settore automotive e tutto il suo enorme indotto rispetto all’obiettivo definito dall’UE di mettere fine, entro il 2035, alla produzione di veicoli con motore a combustione endotermica. In Italia abbiamo una forte e radicata tradizione nella produzione automotive, che comprende non solo la produzione di veicoli ma anche quella di componentistica, realizzata per lo più da piccole e medie aziende, presenti nelle catene di fornitura dei settori auto di tutto il mondo, a partire dalla Germania. Noi stessi costruttori di macchine utensili destiniamo circa il 50% della produzione nazionale all’automotive. Questo enorme macrosettore rappresenta un patrimonio che va assolutamente preservato anche perché è frutto ed espressione della conoscenza e del saper fare italiano. Per questo – ha affermato la presidente di UCIMU – non vogliamo assolutamente opporci al cambiamento, chiediamo solo di bilanciare correttamente gli interventi e di definire un’agenda con un timing ragionevole che permetta anche la riconversione di quegli impianti che, gioco forza, dovranno orientarsi su nuove produzioni e settori alternativi, e che assicuri la formazione professionale correlata».
«D’altra parte – ha concluso la presidente di Ucimu – Sistemi per Produrre – l’industria italiana della macchina utensile è estremamente sensibile al tema della produzione verde e infatti, la transizione 4.0 presente nelle tecnologie di produzione di ultima generazione è la risposta alla necessità di consegnare soluzioni e sistemi in grado di garantire un approccio sostenibile alla manifattura. L’ammodernamento “dell’Officina Italia” è stato avviato e sostenuto dagli incentivi 4.0 operativi da più di un quinquennio, ma la trasformazione digitale degli impianti e l’ampliamento della capacità produttiva non sono certo ultimati, devono, quindi, proseguire. Per questo chiediamo alle autorità di governo di ragionare su un provvedimento strutturale di incentivo alla sostituzione dei macchinari obsoleti e di introduzione di tecnologie 4.0 e, parallelamente, chiediamo al Governo che sia allungata e semplificata l’operatività della misura del credito di imposta per la formazione».
a cura di Loris Cantarelli
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