Daisy, questo il nome del sistema automatizzato, è in grado di smantellare e riciclare fino a 200 iPhone ogni ora: ecco la risposta di Apple al recupero di materiali preziosi (con un occhio all’ambiente)
Uno dei problemi dell’elettronica di consumo è la scarsa riciclabilità dei dispositivi una volta giunti a fine vita: componenti microscopici, spesso incollati tra loro, difficili da maneggiare e molto pericolosi per l’ambiente (se, come spesso capita, vengono eliminati in discariche o bruciati negli inceneritori). Per non parlare delle intere città in Cina, India o in alcuni paesi africani totalmente dedicati alla pericolosa pratica dello smantellamento manuale di TV, computer, telefoni ed elettrodomestici in generale.
In Apple hanno perciò pensato a un sistema per ridurre questi pericoli e trasformare un potenziale rifiuto in una fonte di materie prime preziose (ricordiamo che all’interno di una scheda elettronica si trovano – pur in piccole quantità – diversi metalli preziosi).
È nata così Daisy, un sistema automatizzato per lo smantellamento di differenti 8 modelli di iPhone in grado di recuperare tutto il recuperabile dagli smartphone della mela morsicata.
Dall’iPhone 5 (non il modello 5C, purtroppo) fino all’iPhone 8, Daisy apre, separa, ordina, e recupera diverse tipologie di materiali e li rende disponibili per successive operazioni.
Si tratta di un impianto relativamente compatto, lungo circa 10 metri all’interno del quale operano 5 robot antropomorfi: dopo il riconoscimento del modello inserito, l’impianto elabora una serie di task per separare i componenti in base al loro posizionamento (Daisy ha in memoria la configurazione degli 8 modelli di iPhone citati) e varia la propria programmazione di volta in volta.
Il risultato? Fino a 200 telefoni ogni ora vengono “digeriti” da questa macchina. Non pochi, ma se pensiamo che nel 2016 Apple ha festeggiato il miliardesimo iPhone venduto la strada per lo smantellamento è ancora molto lunga.
Ecco Daisy in azione in un breve video:
a cura di Maria Bonaria Mereu
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