La 32ma edizione di Automation Fair, evento annuale organizzato da Rockwell Automation, ha sottolineato le innovazioni nella tecnologia industriale e sul futuro della produzione.
In che modo la tecnologia e l’automazione industriale possono essere d’aiuto per affrontare le grandi sfide del nostro tempo, dalla produttività alla cybersecurity, dalla sostenibilità alle competenze? Scoprire cosa diventa “possibile” con le innovazioni più importanti, gli esperti più intelligenti e le strategie più recenti è stato lo scopo della 32ma edizione di Automation Fair, evento annuale organizzato da Rockwell Automation, importante realtà dedicata all’automazione industriale e alla trasformazione digitale, appena andato in scena presso il Boston Convention and Exhibition Center.
L’evento della società ha riunito oltre 10.000 partecipanti da tutto il mondo, compresi i membri del suo PartnerNetwork globale. Automation Fair ha posto sotto i riflettori il valore e la potenza delle competenze e delle soluzioni Rockwell, ponendo l’accento sulle innovazioni nella tecnologia industriale, sul futuro della produzione e sull’ispirazione alla resilienza e alla sostenibilità.
Innovazione e cybersecurity
Ad affascinare la platea con stimolanti visioni sullo stato dell’arte della tecnologia per produrre ma anche sul futuro e sull’ispirazione, molto interessanti i keynote di Blake Moret, Presidente e CEO, Rockwell Automation e Cyril Perducat, Direttore tecnico, Rockwell Automation, dell’ex astronauta Anousheh Ansari, CEO della Fondazione XPRIZE e Nick Thompson, CEO, The Atlantic.
A Boston gli esperti di Rockwell, dei suoi partner e dei suoi clienti hanno tenuto centinaia sessioni per aiutare i partecipanti a portare avanti il proprio percorso di innovazione, con l’opportunità di partecipare a sessioni di condivisione delle conoscenze, personalizzando la propria esperienza con percorsi guidati per settore, ruolo e area di interesse.
A cominciare dal tema caldissimo, in casa Rockwell Automation, della cybersecurity: secondo studi recenti, i settori verticali delle infrastrutture critiche figurano tra i primi cinque settori più colpiti dagli attacchi informatici. Con l’invecchiamento delle infrastrutture a livello globale, tutto è maggiormente a rischio di attacchi: dalle centrali elettriche ai trasporti pubblici agli impianti di trattamento delle acque reflue passando per la produzione.
In questo ambito Rockwell Automation ha sottolineato come un approccio olistico alla sicurezza informatica, in grado di combinare tecnologie aggiornate con il cambiamento delle politiche e la mitigazione proattiva delle minacce, risulti fondamentale per proteggere le infrastrutture critiche da potenziali disastri.
Dove la produzione incontra la ricerca scientifica
Partecipando ad Automation Fair abbiamo avuto l’opportunità di visitare ARMI – BioFabUSA Tissue Foundry, centro all’avanguardia dove la produzione incontra realmente la ricerca scientifica con una piattaforma visionaria per la produzione su larga scala di tessuti ingegnerizzati e organi, che sta trasformando tutto il settore.
Una testimonianza concreta della tecnologia all’avanguardia che caratterizza le soluzioni Rockwell in applicazioni reali e che, in questo caso specifico, ha colmato il divario tra fabbrica e laboratorio e si sta rivelando di grande aiuto per le persone. Incredibile ma vero, in ARMI la medicina regenerativa altamente specializzata, in grado di ingegnerizzare cellule, tessuti e organi umani, si è spostata dal laboratorio alla linea di produzione, azzerando il divario tra scienza e produzione commerciale, grazie all’automazione Rockwell, determinante per scalare e automatizzare i processi dell’azienda.
La completa automazione del processo, che dialoga con un sistema di pianificazione delle risorse aziendali, è stata un passo importante per la progettazione di organi complessi per pazienti con lesioni o malattie gravi e per la fornitura di tessuti prodotti artificialmente. In sostanza, oggi è possibile attuare un’azione fantascientifica ovvero inserire una fiala di cellule umane in un punto della linea di produzione e dopo 45 giorni è possibile visionare la struttura completa del legamento osseo dall’altra parte della linea.
da Boston – Simona Recanatini
a cura di Redazione
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