Rosa (Ucimu): pensare fin da subito a un programma 2026 che aiuti la manifattura

Dal 9 al 12 ottobre 2024 si terrà 34.BI-MU. Durante la presentazione agli addetti ai lavori, Riccardo Rosa, presidente di Ucimu, spinge le autorità a pensare fin da subito a un programma per il 2026.

Un 2024 quasi da dimenticare per l’industria italiana della macchina utensile ma un balzo in avanti già nel 2025 e non solo in Italia.

Ma, fin da subito, pensare a uno strumento o un programma che dal 2026 possa supportare l’industria manifatturiera ai fini della competitività.

A 34.BI-MU presente e futuro della manifattura

A evidenziare, in sintesi, questi aspetti è stato il Centro studi di Ucimu e, per illustrare le previsioni di andamento della domanda mondiale di macchine utensili, si sono analizzate le rilevazioni elaborate da Oxford Economics.

Rosa (Ucimu): pensare fin da subito a un programma 2026 che aiuti la manifattura
Il palco dell’evento di presentazione 34.BI-MU. Da sinistra: Alfredo Mariotti, direttore generale Ucimu – Sistemi per Produrre; Claudia Mastrogiuseppe, Responsabile Direzione Relazioni Esterne e Ufficio stampa di Ucimu – Sistemi per Produrre; Riccardo Rosa, Presidente Ucimu

Tutto questo è avvenuto nella cornice del Sole 24 Ore nella quale è stata presentata 34.BI-MU, la biennale della macchina utensile, robot automazione, digital e additive manufacturing che si terrà a fieramilano Rho dal 9 al 12 ottobre prossimi.

Il Centro studi Ucimu ribassa le stime 2024

Tornando ai dati, per l’Italia, il Centro Studi ha visto al ribasso le stime per l’anno che stiamo vivendo, rispetto a quelle elaborate nella prima parte dell’anno. Secondo le previsioni, nel 2024, la produzione calerà, del 6,2%, a 7,1 miliardi di euro.

L’export manterrà un buon passo crescendo ancora e attestandosi a 4,4 miliardi, il 4,4% in più rispetto al 2023. Questo incremento non sarà però sufficiente a mantenere in area positiva il dato di produzione, come invece è accaduto nel 2023 quando consumo e consegne sul mercato interno già segnavano il passo.

Il consumo italiano debole pesa sulla manifattura. Ma dal 2025…

Sul risultato complessivo della produzione italiana di settore pesa la grande debolezza del consumo italiano che, secondo le stime rielaborate, dovrebbe ridursi, del 25,9%, a 4,3 miliardi, impattando sulle consegne dei costruttori italiani, che si fermeranno a 2,7 miliardi (-19,5%), e sulle importazioni (-34,8%).

In ogni caso un segno di recupero lo si avrà già il prossimo anno e, sebbene non intensamente come il prossimo anno, anche nel 2026 quando anche l’Italia mostrerà una grande capacità di ripresa.

Per il 2025 sono previsti investimenti in nuove tecnologie che favoriranno un rimbalzo della domanda da parte degli utilizzatori italiani del 17,5% che garantirà un trend positivo anche nel 2026 con un + 4,2%.

Rosa (Ucimu): pensare fin da subito a un programma 2026 che aiuti la manifattura
Un momento della conferenza di presentazione della 34.BI-MU

Rosa di Ucimu spinge sulle Transizioni e pungola le autorità di governo

Anche il presidente di Ucimu, Riccardo Rosa, ha detto la sua a riguardo. «Oggi le aziende italiane che intendono fare investimenti in nuove tecnologie di produzione hanno a disposizione due provvedimenti alternativi Transizione 4.0 e Transizione 5.0 decisamente interessanti e le risorse sono importanti. Il 5.0 arriva dopo una lunga ed “estenuante” attesa e sappiamo che l’effetto non potrà essere così diffuso come quello del 4.0 perché prevede regole e iter completamente differenti, i tempi di utilizzo sono stretti (scadenza 31/12/2025) e l’obiettivo del provvedimento è, in effetti, quello di premiare le aziende che sono pronte a lavorare sul risparmio energetico. Detto ciò – ha aggiunto – ora sappiamo quali sono gli strumenti a disposizione delle aziende. Nell’attesa di vedere gli effetti di questo binomio alle autorità di governo chiediamo di pensare già, per il 2026, a un programma di misure che possa nuovamente accompagnare lo sviluppo di innovazione della nostra industria manifatturiera con l’obiettivo di rafforzarne la competitività. L’esperienza ci dice che devono essere provvedimenti semplici, di facile comprensione e utilizzo, esattamente come è stato il 4.0 al suo esordio».

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a cura di Stefano Belviolandi