Nel medio periodo resta il surplus europeo, ma rischio tensioni sulle categorie più pregiate per la produzione di acciai di qualità.
Il rottame ferroso diventerà sempre più prezioso per la siderurgia italiana ed europea. La domanda aumenterà, anche a livello globale.
L’Europa, secondo le previsioni del Boston Consulting Group, passerà dal surplus di circa 15 milioni di t attuale a 10 milioni nel 2030. L’incognita principale sarà però la qualità della materia prima, con il possibile innescarsi di tensioni tra domanda e offerta per le categorie più pregiate, necessarie per produrre acciai di alta qualità con impianti elettrosiderurgici (tensioni che potranno essere ridotte con un maggior utilizzo di preridotto).
È questo lo scenario che si apre davanti all’acciaio italiano, analizzato nel convegno “La centralità del rottame nel futuro della siderurgia. Analisi e prospettive del mercato nazionale ed europeo del rottame ferroso”, organizzato da siderweb in collaborazione con Ricrea (il Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio) il 7 novembre 2024 nell’ambito di Ecomondo, in corso alla Fiera di Rimini.
Uno scenario complesso
«A oggi – ha spiegato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb – sono 60 i Paesi che hanno già introdotto barriere all’export di rottame. Tra questi Cina, India, Medio Oriente, Russia, Vietnam. Misure sono allo studio in Unione Europea e in Messico. Per ora non pongono limiti all’export di questa materia prima USA, Giappone e Regno Unito, ma essendo grandi esportatori bisognerà monitorare con attenzione la situazione».
Ferrari ha anche delineato i possibili scenari per la filiera del rottame nel medio periodo. Vista la possibile tensione relativa ai volumi disponibili, e le prevedibili ripercussioni sui prezzi, le acciaierie potrebbero in particolare: «investire direttamente nella raccolta del rottame, incorporare la funzione della selezione del rottame in acciaieria, lavorare sul mix di carica dei forni elettrici, sfruttando le tecnologie emergenti per ottenere un acciaio migliore dal punto di vista chimico e delle emissioni».
Quanto ai commercianti di rottame, «si aprirà il tema del controllo della filiera. Potrebbero rendersi necessarie operazioni di consolidamento per ottenere economie di scala, ridurre le sovrapposizioni, avere una raccolta meno combattuta e stringere partnership. Così aumenterebbero le possibilità che la filiera possa rimanere indipendente». Secondo l’Ufficio Studi siderweb poi, «bisognerà lavorare sulla qualità dell’offerta di rottame, con investimenti in nuove tecnologie». Allargando lo sguardo al resto della filiera, secondo Ferrari «gli estrattori di minerale di ferro potrebbero decidere di aprire una seconda filiera per il recupero del rottame, in modo da diminuire la propria carbon footprint complessiva».
La testimonianza del consorzio Ricrea
Dopo aver raggiunto risultati che posizionano il sistema italiano fra i primi in Europa per quantità di materiale avviato al riciclo (un tasso pari all’87,8% dell’immesso al consumo, superando l’obiettivo dell’80% fissato per il 2030 dall’Unione europea), il consorzio nazionale Ricrea continua a puntare all’ulteriore miglioramento.
Il presidente Domenico Rinaldini durante il convegno ha sottolineato che «non sarà facile continuare a tenere alta l’asticella. Comunque, il nostro obiettivo è continuare a migliorare. Vogliamo riuscirci mostrando agli italiani che i loro sforzi non sono vani e che i rifiuti da loro conferiti vengono effettivamente riciclati. Loro ci hanno dato una mano a raggiungere risultati importanti e siamo certi che, insieme ad aziende e Comuni, ci sosterranno anche in futuro». E in questo «la comunicazione è uno strumento centrale e potentissimo per incentivare il corretto riciclo».
La parola degli operatori
Nella tavola rotonda moderata da Francesca Morandi (responsabile relazioni esterne di siderweb), si sono confrontati Cinzia Vezzosi (presidente di Assofermet e Zetamet) e Fabio Zanardi (presidente di Assofond e Zanardi Fonderie).
«La riduzione della disponibilità di rottami ferrosi “nuovi” – ha affermato Vezzosi – provenienti da taglio, cesoiati e ritorni di acciaieria, farà aumentare l’uso di materia prima che ha bisogno di “purificazione” e ulteriore lavorazione [rottame end of life, NdR]. In altre parti del mondo riescono a utilizzare grandi quantità di rottami vecchi grazie all’aggiornamento degli impianti e ad investimenti in nuove tecnologie. Questo dovrà avvenire anche da noi, ma dobbiamo riuscire a rinnovarci».
«La competizione per l’approvvigionamento di queste materie prime sarà in continua crescita – ha dichiarato Zanardi – con potenziali nuove tensioni sul mercato nel breve e medio periodo. Il rottame è una materia prima fondamentale per ridurre l’impronta ambientale delle fusioni e, considerando i dazi sulla ghisa russa (il cui import è contingentato per il 2024 e 2025 e sarà completamente vietato dal 2026) e l’imminente entrata in vigore del CBAM (il Carbon Border Adjustment Mechanism che aumenterà i costi della ghisa proveniente dagli altri Paesi extraeuropei) esso sarà sempre più decisivo per realizzare prodotti a basso impatto ambientale e in grado di essere proposti sul mercato a prezzi competitivi».
a cura di Redazione
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