Dall’Innovation Lab Amazon di Vercelli nascono numerose idee e progetti al servizio dei processi interni, con un apporto importante dell’automazione soprattutto nella gestione del magazzino.
Gestire con successo una catena logistica tra le più grandi e complesse al mondo non richiede solo grandi investimenti in innovazione e competenze e massima attenzione ai dettagli.
Serve anche la capacità di guardare avanti, alla ricerca di nuovi margini di miglioramento e il coraggio di pensare fuori dagli schemi. «Negli ultimi cinque anni, abbiamo messo 700 milioni di euro al servizio di oltre mille tecnologie – afferma Stefano La Rovere, direttore di Amazon Mechatronics -. Idee sviluppate interamente all’interno, prendendo spunto speso da idee dei nostri stessi dipendenti».
Aspetto importante per sottolineare l’intenzione di intervenire in prima persona a supporto dei propri processi, con soluzioni su misura e sotto il totale controllo. Senza tuttavia trascurare alcuni punti a beneficio anche del territorio.
La sede Amazon in questione, a Vercelli, ospita anche uno dei tre Innovation Lab dedicati a robotica e meccatronica, l’unico al di fuori degli USA.
Una scelta non del tutto casuale, perché proprio la zona è stata individuata come favorevole alla produzione materiale dei componenti progettati, affidata per buona parte ad aziende italiane.
I risultati non mancano, in particolare nella gestione della logistica interna, del magazzino e degli imballaggi. Tutti passaggi dove il supporto di macchinari e organizzazioni dedicati produce già risultati importanti.
Automazione al servizio di efficienza e sostenibilità
Si parte da una soluzione all’apparenza semplice, ma in realtà molto concreta. Si tratta di Flat Sorter Robotic Induct, un dispositivo intelligente capace di assicurare il movimento dei pacchi attraverso il centro di distribuzione a una velocità regolare, costante e ordinata, quando serva spostare i plichi da un nastro traportatore a un altro.
Una soluzione utile anche per liberare il personale da compiti ripetitivi a ridotto valore, riducendo anche il rischio di errori. Grazie a sensori intelligenti, individua i pacchi in qualsiasi punto del nastro trasportatore, mentre un braccio robotico interviene per raccoglierli e farli proseguire.
La parte più interessante è la mano del robot. Come tante altre, utilizza ventose per sollevare, spostare e rilasciare i pacchi. La matrice però, si muove in modo asincrono. Le singole prese regolano la forza in base alla forma dell’oggetto rilevato, migliorando così la presa anche su quelli più irregolari.
Una tecnologia al servizio anche di Universal Robotic Labeller, un sistema di etichettatura automatica ad alta velocità, in grado di migliorare il posizionamento e l’adesione delle etichette sulle superfici irregolari.
Questo avviene prima di tutto grazie al braccio che sistema il plico nella posizione migliore sulla base delle indicazioni rilevate subito prima dai sensori. Subito dopo, utile per selezionare le dimensioni dell’etichetta da stampare e applicare all’istante. selezionando la più adatta tra una serie di misure.
«Oltre a benefici in termini di produttività- sottolinea La Rovere -, in questo caso otteniamo anche un minore consumo di etichette ed errori di lavorazione. Significa meno costi ma anche meno consumi».
L’imballaggio è uno dei passaggi dove al momento Amazon dedica grande attenzione, proprio in ottica sia di ottimizzazione sia di sostenibilità. Un ottimo esempio al riguardo è Automated packaging technology.
Derivata da una machina per imbustare in involucri di plastica, è stata adattata per utilizzare carta riciclata e riciclabile.
Una volta inserito l’oggetto da parte dell’operatore, il sistema scansiona le dimensioni e sulla base di queste crea sul momento la busta della giusta misura, usando la minima quantità di carta necessaria sigillata con termosaldatura. Secondo i calcoli dell’azienda, questo permette di evitare in media 26 grammi di imballaggio per ogni oggetto spedito.
Il cambio di visuale nel magazzino
Dal punto di vista della tecnologia, la soluzione più innovativa si può però considerare Robotics Floor, una concezione del tutto diversa rispetto alla classica gestione di magazzino, dove il personale si muove trasportando carichi da inserire o prelevare sugli scaffali.
Un elevato livello di automazione, permette all’operatore di rimanere fermo in una postazione dove sono recapitati i Tote. Ceste di dimensione fissa, contenenti gli oggetti da immagazzinare o inviare a spedizione, dotati di codici a barre, così come gli stesi contenitori.
Su indicazione del software di controllo, l’operatore li preleva per inserirli nello scomparto di un POD, l’unità singola del magazzino Amazon. All’occorrenza, questa viene presa in carico da Robotic un piccolo robot dall’aspetto simile a un lavapavimenti ma più grande, per essere portata nella posizione indicata dall’inventario o prelevata per andare dall’operatore. In sostanza, non si muovono più gli addetti, ma si muovono solo le merci sui POD.
Tutte le procedure di prelevo e inserimento sono guidate e tracciate, quindi a prova di errore. La logistica interna prevede migliaia di queste unità in movimento continuo, perfettamente coordinate da un sistema di controllo software e costantemente ottimizzato da un algoritmo di intelligenza artificiale.
«I POD sostituiscono di fatto gli scaffali. All’occorrenza, il sistema attiva quello dove l’operatore deve inserire gli oggetti, mentre al momento dell’ordina segue la procedura inversa, andando a recuperare quello indicato per poter scaricare il prodotto da imballare e consegnare», dice La Rovere.
L’area di stoccaggio e prelievo, quella dove agiscono i Robotics, è completamente protetta e di regola interdetta al personale. In caso di inconvenienti o guasti però, può essere necessario un intervento manuale.
Per garantire la sicurezza, in teoria l’intero impianto dovrebbe fermarsi. In realtà, lo sviluppo di una sorta di gilet smart indossato dall’addetto, gli permette di entrare nell’area di magazzino senza correre rischi.
Solo i POD nel suo raggio d’azione si fermeranno, mentre gli altri potranno continuare a operare normalmente.
Sono alcuni dei dettagli grazie ai quali è possibile gestire con successo la complessità difficile anche solo da immaginare dei processi Amazon. Se non una rivoluzione sul fronte della tecnologia, sicuramente un ottimo esempio di innovazione. Dove però non basta limitarsi a sviluppare e applicare nuove tecnologie.
«Tutto questo lavoro chiama naturalmente in causa anche i dipendenti – conclude La Rovere -. È un modo diverso di lavorare, dove serve aggiornare o cambiare le competenze. Questo si ottiene attraverso una continua attività di formazione e di aggiornamento e ci permette di parlare di trasformazione del lavoro non di sostituzione dei lavoratori».
di Giovanni Ticozzi
a cura di Stefano Belviolandi
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