Siri nasce nel 1975 e da cinquant’anni promuove e sostiene la robotica industriale. Un libro celebrativo e un evento ad hoc con nomi di prestigio hanno ricordato il passato e tracciato le basi per il futuro con la supervisione dell’attuale presidente Domenico Appendino.

Nel 1956, George Charles Devol e Joseph Frederick Engelberger, durante un incontro a Westport (Connecticut, USA), posero le basi della robotica industriale.
Da questa intuizione nacque “Unimate“, il primo robot industriale, installato nel 1961 alla General Motors nel New Jersey. Solo due anni dopo, in Italia, l’ingegner Franco Sartorio sviluppava il primo robot di misura e nel 1965 fondava la DEA (Digital Electronic Automation), dando vita a “Alfa”, il primo esempio di meccatronica italiana.
Da allora, la robotica industriale ha conosciuto un’espansione straordinaria, con oltre cinque milioni di robot operativi nel mondo.
Il Giappone ha dominato il settore dagli anni Settanta, ma nel 2016 la Cina ha conquistato il primato mondiale per numero di robot installati.
L’Italia, pur avendo perso posizioni nella classifica globale a causa della rapida crescita asiatica, rimane la seconda potenza europea dopo la Germania e il sesto Paese al mondo per robot industriali.

La nascita di Siri e il ruolo dell’Italia
L’Italia ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo della robotica industriale. Nel 1975 nasce Siri (Società Italiana di Robotica Industriale), seconda per anzianità solo alla giapponese JARA e fondata 12 anni prima dell’International Federation of Robotics (IFR).
«Siri è nata con l’obiettivo di promuovere la robotica industriale, facendo da ponte tra ricerca e applicazione pratica nelle aziende», ha spiegato Domenico Appendino, presidente dell’associazione, durante l’evento celebrativo dei 50 anni di Siri al Politecnico di Milano.
Negli anni Settanta, mentre USA e Giappone avanzavano nella robotica, l’Italia si affermava come leader nell’innovazione industriale.
Siri ha svolto un ruolo chiave nella diffusione sistematica della robotica, promuovendo la collaborazione tra università, imprese e istituzioni per la crescita del settore.
Gli anni Ottanta e Novanta: l’espansione della robotica italiana
Durante gli anni Ottanta e Novanta, la robotica industriale in Italia ha vissuto un boom senza precedenti.
Siri ha facilitato il dialogo tra accademia e industria, contribuendo all’introduzione di robot sempre più sofisticati nelle fabbriche italiane. «Il nostro Paese ha combinato creatività e ingegneria, portando innovazioni significative nei processi produttivi», ha sottolineato Appendino.
L’adozione di robot avanzati ha migliorato l’efficienza delle linee produttive, con soluzioni all’avanguardia che hanno anticipato molte delle tendenze dell’Industria 4.0. Grazie alla ricerca e alla collaborazione tra settori, l’Italia ha mantenuto una posizione di rilievo nell’automazione industriale.
Robotica e Industria 4.0: il presente e il futuro
Con l’inizio del XXI secolo, la robotica ha subito una trasformazione radicale grazie all’integrazione con intelligenza artificiale, machine learning e sistemi di visione avanzati. «Oggi parliamo di robot collaborativi e interconnessione tra macchine, aspetti che stanno ridefinendo la produzione industriale», ha evidenziato Appendino.
Negli ultimi anni, Siri ha intensificato il proprio impegno nella divulgazione scientifica, organizzando eventi e convegni per promuovere la cultura della robotica. «Non basta avere la tecnologia, bisogna utilizzarla in modo efficace e sostenibile. Siri continua a essere un punto di riferimento per imprese e istituzioni», ha aggiunto Appendino.
La sfida della “fabbrica a luci spente”
Uno degli scenari più affascinanti della robotica è la “fabbrica a luci spente”, un modello di produzione completamente automatizzato in cui i robot gestiscono autonomamente gli impianti produttivi. Tuttavia, la realizzazione completa di questa visione rimane ancora un obiettivo lontano.
Secondo il libro “Il lavoro operaio digitalizzato” di Francesco Garibaldo e Matteo Rinaldini, nonostante i progressi dell’Industria 4.0, la componente umana resta centrale. I lavoratori continuano a svolgere un ruolo cruciale, apportando capacità critiche di azione e decisione che le macchine non possono ancora replicare.

Il futuro della robotica italiana
Guardando al futuro, la robotica industriale italiana dovrà affrontare diverse sfide, tra cui l’integrazione dei robot collaborativi, l’adozione delle nuove tecnologie digitali e lo sviluppo di soluzioni sempre più personalizzate.
«L’Italia ha tutte le carte in regola per restare un leader nell’automazione, ma dobbiamo continuare a investire in ricerca e formazione», ha sottolineato Appendino.
In occasione del cinquantesimo anniversario di Siri, l’associazione ha pubblicato un libro per raccontare mezzo secolo di innovazione nella robotica italiana.
«Abbiamo voluto raccogliere il nostro percorso in un volume per celebrare il contributo di Siri e dell’Italia alla robotica mondiale», ha concluso Appendino.
Dopo cinquant’anni di successi, Siri continua a guardare al futuro con lo stesso spirito innovativo con cui è nata, pronta ad affrontare le sfide della nuova era digitale.
L’Italia ha dimostrato di essere un punto di riferimento nella robotica industriale e ha le competenze necessarie per restare competitiva in un settore in continua evoluzione.
Volete guardare il video dell’evento celebrativo dei 50 anni di Siri? Cliccando qui vedrete e ascolterete i relatori e potrete immergervi, decennio dopo decennio, nel racconto appassionante.
a cura di Stefano Belviolandi
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