Bonfiglioli Consulting fa il punto sulla maturità delle imprese in processi produttivi efficaci, efficienti e orientati a un futuro digitale.
Superata la fase più acuta della pandemia, le aziende italiane registrano una crescita dei principali indicatori: sono in aumento il fatturato (55%), gli addetti (52%), la quota di mercato (51%) e la marginalità (31%). Solo il 7% dichiara una diminuzione o forte diminuzione del fatturato.
Sono questi i principali risultati dello studio “What’s Next nelle Operations?”, realizzato da Bonfiglioli Consulting, società bolognese di consulenza specializzata nelle Operations (le operazioni aziendali) e precursore in Italia del metodo Lean (che punta ad abbattere gli sprechi e creare processi standard d’eccellenza a basso costo, coinvolgendo l’intero personale).
La ricerca ha coinvolto i top manager di oltre 100 aziende, di cui l’85 con oltre 100 addetti, operanti in 22 settori diversi (dagli impianti al metalmeccanico, dai beni di largo consumo all’automotive, dal life science all’elettronica e packaging). Le domande hanno riguardato il futuro delle Operations sulla base di 3 direttrici fondamentali: operational excellence (processi di generazione, produzione e distribuzione del valore verso i clienti), trasformazione digitale (tecnologie per creare nuovo valore per i clienti e ritorni economici per l’azienda) e sostenibilità (ambiente e persone).
In generale, il campione intervistato percepisce uno sviluppo positivo nel triennio post-CoViD 2020-2023, in crescita rispetto ai principali indicatori: in aumento il fatturato (55%), gli addetti (52%), la quota di mercato (51%) e la marginalità (31%). Solo il 7% dichiara una diminuzione o forte diminuzione del fatturato.
Le sfide e i rischi affrontati dalle odierne filiere produttive sono molteplici e diversificati e l’industria manifatturiera ha quindi già mostrato un’incredibile resilienza. Ma per rimanere competitivi occorre un’accelerazione delle tendenze già visibili e che stanno dando forma al futuro, in particolare: fine della iper-globalizzazione, rinascita di politiche protezionistiche, sostenibilità come nuovo status quo e cambiamenti socio-economici della società.
Ecco allora che per la maggior parte degli intervistati, gli obiettivi delle Operations sono focalizzati sulla differenziazione dalla concorrenza attraverso la qualità (87%) o l’innovazione di prodotto (86%). Seguono: la riduzione dei costi del prodotto attraverso l’ottimizzazione dei processi e innovazione (83%) e la riduzione dei costi tout court (60%). La realizzazione di prodotti a basso impatto ambientale è l’obiettivo strategico delle Operations per il 67% degli intervistati. Anche il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale: rapidità e affidabilità di consegna è l’obiettivo per il 74% dei manager coinvolti, mentre la riduzione del time to market lo è per il 71%. Poco o scarso interesse invece verso la strategia di prodotti a basso costo, la focalizzazione su mercati di nicchia e personalizzazione dei prodotti.
Strumenti e processi sono allineati alla strategia? Meno del 20% delle aziende del campione ha implementato un programma di Operational Excellence consolidato e in miglioramento e circa il 40% ne ha pianificato l’implementazione. Meno del 20% delle aziende ha implementato strumenti per trasformare la strategia in azione e circa il 31% ha pianificato l’implementazione. Circa il 46% del campione analizzato dichiara di avere consolidato e in miglioramento un’organizzazione definita per ruoli e processi. Mentre la pianificazione è prevista per circa il 65%del campione analizzato. I dati evidenziano una situazione ancora in divenire, c’è programmazione ma ancora poca messa in pratica e applicazione.
E le risorse umane? La cultura della leadership e il controllo strategico delle risorse umane registrano indici di implementazione tra il 20% e il 30%, ma oltre il 50% delle aziende campione l’ha pianificata. I Sistemi di Training sono implementati e in miglioramento per il 26% delle aziende campione, ma per oltre il 27% l’implementazione non è ancora iniziata.
E i sistemi informatici? La propria architettura IT è consolidata e in miglioramento solo per circa il 30% degli intervistati, ma oltre il 50% del campione ha pianificato azioni e progetti. La Gestione Informatizzata è consolidata e in miglioramento nel 25% circa dei casi, ma è stata pianificata in vari livelli da oltre il 50% delle aziende coinvolte.
Come sono gestite le catene di fornitura? Gli strumenti per creare catene di fornitura integrate come partnership, sistemi di free pass e workshop sono ampiamente implementati per il 25%, 26% e 5% rispettivamente circa del campione analizzato. La qualità e il livello di servizio sono elementi importanti per circa il 40% del campione analizzato. Il prezzo però resta la priorità assoluta nella scelta dei fornitori per oltre il 36% del campione degli intervistati. E anche se le prestazioni dei fornitori sono valutate molto e moltissimo per oltre il 45% del campione analizzato, un sistema di Vendor Rating strutturato è presente per meno del 30% del campione analizzato. Ne deriva un modello di gestione delle catene di fornitura ancora tradizionali con un cambio di paradigma ancora lontano.
E la sostenibilità? L’indagine non ha rilevato slanci importanti in questo ambito. Il 75% del campione intervistato dichiara di aver investito meno del 5% sul tema della sostenibilità. Il 38% prevede di aumentare gli investimenti fino al 20% nel prossimo anno. Il 6% lo ridurrà e il 51% lo manterrà invariato. Quali leve spingono i manager a investire in sostenibilità? Per il 69% sono i vincoli governativi, per il 55% la spinta della richiesta proveniente dall’opinione pubblica.
A che livello le aziende si sentono digitalizzate? Anche per quanto riguarda la digitalizzazione i risultati evidenziano una situazione non così positiva come si potrebbe pensare. Il 51% la definisce buona, ma per il 36% siamo ancora a un livello definito basso.
I processi sono digitalizzati per oltre il 40% del campione analizzato e la digitalizzazione è stata pianificata per oltre il 60%. In parallelo si sono implementate e si pianificano dashboard per rilevare KPI (Key Performance Indicator). Siamo ancora lontani dalla cultura del dato come strumento necessario: i Big Data sono implementati solo per 11,8% del campione analizzato, ma quasi il 28% ne ha pianificato l’implementazione.
E quali tecnologie sono implementate? L’80% ha implementato un ERP (Enterprise Resource Planning) e lo migliora costantemente. Il 54% ha implementato un MES e lo migliora costantemente. Per quanto riguarda le tecnologie più innovative i numeri sono ancora bassi: solo il 27% ha implementato il cloud computing, il 20% IoT, il 4% IA (Intelligenza Artificiale) e ML (Machine Learning). Solo il 5% utilizza algoritmi di IA per predire i consumi. Ma tutte le altre tecnologie (dai Big Data alla Blockchain, Augmented e Virtual Reality e Cybersecurity e altre) non sono implementate né si prevede di farlo.
Senza le persone tutto questo non si può fare. E anche il reclutamento e il mantenimento delle persone sembrano rappresentare un limite: Supply Chain, Manufacturing e Digitalizzazione/IT sono le aree in cui le aziende registrano maggiori difficoltà nel reperire risorse qualificate. Anche in questo caso, ai livelli più bassi delle leve utilizzate per attrarre nuove risorse si trovano i nuovi strumenti orientati soprattutto al web, come Employer branding e Employer Advocacy.
«Lo studio ci ha permesso – ha commentato Michele Bonfiglioli (nella foto in alto), amministratore delegato di Bonfiglioli Consulting – di rendere oggettivo cosa tocchiamo con mano tutti i giorni. C’è grande consapevolezza dell’importanza di fattori quali operational excellence, competenze, digitalizzazione e sostenibilità come leve per la competitività e la crescita, ma appare anche evidente la difficoltà di implementazione e diffusione all’interno delle organizzazioni. La gestione efficace delle catene di fornitura è certamente un tema emerso come centrale e attuale: appare evidente ora la necessità di dotarsi di nuovi paradigmi organizzativi e competenze più ampie per creare supply chain flessibili e al tempo stesso affidabili».
Riguardo la digitalizzazione, Bonfiglioli conclude: «Non mi sorprende che, dopo il grande sforzo di informazione sulle reali potenzialità delle tecnologie emergenti fatto negli ultimi anni, si è iniziato un percorso virtuoso che a oggi contempla elementi più tradizionali ma che ha come scopo il traguardo verso l’IA e Blockchain implementati su larga scala. Mi ha sorpreso invece lo scarso entusiasmo verso i temi di sostenibilità che io interpreto come la necessità, ancora non completamente soddisfatta, di trovare elementi di convenienza economica verso la transizione verde delle Operations».
a cura di Redazione
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